Ci troviamo a Parigi, io e AJ66. Siamo qui per una decisione pazza, quella di correre la nostra prima maratona.
Tutto è partito l’estate prima a suon di post con il nostro Runtastic. Si siamo stati tra i primi ad usare questa App sui nostri vecchi iPhone3.
Tralascio gli insulti per ogni km rubato, ogni sessione non salvata, quella odiosissima voce “segnale GPS perso… segnale GPS valido”…
Arriviamo a Parigi ed io mi identifico subito come ” l’aggregato di AJ”, visto che lui c’è stato più volte. 🙂 E’ la mia prima volta in questa città ed è il 13 Aprile, il mio compleanno!
L’atmosfera parigina è splendida, anche se il clima è ancora un po’ freddino. Guardiamo preoccupati le previsioni meteo per la domenica: 3° e vento da nord.IMG_1632
Comincia a salirmi un po’ d’ansia… troppa. A Milano è raro correre con il vento… quelle volte che è successo, l’ho patito pesantemente!
Comunque essere in due ci da coraggio. In giro vediamo già i primi segnali di preparazione di questa che è la gara di corsa più importante per i parigini. Saremo più di 40.000 (il mio pettorale è il 50211)
Io non ho mai corso una gara podistica ufficiale, non ho mai corso nessun tipo di gara; per un attimo mi sento un bambino ansioso di potersi divertire come un matto assieme a decine di migliaia di folli che proveranno a portare a casa la medaglietta gialla e la maglia di finisher.
Passiamo il sabato a visitare l’Expo della Marathon de Paris e a partecipare al “rice and chicken party”, dove assieme ad altri atleti facciamo il carico di carboidrati a 18h dalla partenza. Incredibile incontrare solo gente magra o magrissima, nessun fumatore, tutti con le scarpe da running ai piedi. Ti fa sentire parte di una comunità (sana).
Dopo un “breve” tour nei dintorni del hotel, sempre usufruendo del cicerone AJ, sempre evitando di fare troppi km a piedi per non affaticarci, decidiamo di tornare in camera per riposare, non prima di aver mangiato i nostri 400gr di crostata per il carico di zuccheri che serviranno per metabolizzare i carboidrati (spero di aver capito bene la spiegazione biochimica di AJ).150965_10150737142412171_2034471494_n
Sdraiati sui nostri letti ragioniamo sui tempi da tenere, strategie per i rifornimenti, prepariamo con scrupolo tutti gli accessori da indossare. Ah, dimenticavo. Nel tour del sabato non manca un salto da Decathlon per acquistare felpe da abbandonare subito dopo la partenza. Non eravamo preparati a così tanto freddo… Qualche errore da neofita ci sta.
Ci siamo, è domenica mattina. Sveglia alle 6.00. Non siamo lontanissimi dalla partenza, ma non vogliamo perdere tempo. Abbiamo dormito pochissimo, lo sapevamo, buttiamo giù 2-3 fette biscottate con il miele (come stra-raccomandato dagli esperti) e ci avviamo per le strade di Parigi alla volta degli Champs Elisées.
L’atmosfera è surreale, incontriamo migliaia di atleti, runners che come noi con un sorrisone stampato sul volto, si dirigono verso le “gabbie”. Già, tutti felici di andare in gabbia. 😀
Le gabbie servono per agevolare i corridori più veloci, che nelle precedenti maratone ufficiali hanno fatto segnare tempi inferiori a dei limiti prestabiliti (Gabbia Pro, 3:00, 3:15, 3:30, 3:45, 4:00, 4:15, ecc…). Noi non avevamo nessun tempo precedente da registrare … pertanto ci hanno “sbattuti” nell’ultima gabbia quella delle “oltre le 6h” (la frase va pronunciata alla Fantozzi). L’unico vantaggio di correre una maratona affollatissima è quello di generare calore dalla vicinanza, come fanno i pinguini. Il problema è che siamo rimasti fermi per 2h, in meno di 1 metro quadro, sbattendo i denti per il freddo e con il cuore a mille per l’agitazione. Dalla nostra posizione sugli Champes Elisée potevamo vedere la marea umana che proseguiva per centinaia di metri. La cosa bella delle gare di questo tipo è la solidarietà tra runners. Tutti a darsi una pacca sulla spalla, tutti a lamentare qualche dolorino o qualche malessere (è un modo per esorcizzare la paura), tutti ad augurarsi di divertirsi. Per noi l’obiettivo era quello di concludere questi benedetti 42,195km, dopo mesi e mesi di preparazione. Io e AJ non avevamo mai corso insieme se non virtualmente con la nostra APP Runtastic. Questa volta ci troviamo spalla contro spalla (nel vero senso della parola visto che più di una volta gli ho dato una gomitata, sbilanciandolo :-D)
Non sentiamo nemmeno il colpo del cannone, vediamo solo da lontano tante formichine che cominciano a saltellare, ed il serpentone partire. Prima di arrivare alla riga di partenza passano 40 min…. Pazzesco! Finalmente ci siamo. Io e AJ siamo più veloci di molti che partivano dal fondo. Siamo preoccupati di accelerare troppo, ma non sappiamo a quanto stiamo andando, solo il 1km ci dirà il nostro “pace”. Usiamo per correre le cuffiette con Runtastic attivato e tutti, e dico tutti, gli altri servizi spenti, la batteria e quella che è e deve durare per quasi 4 ore con il GPS attivo. Usare le cuffie per la musica è contro il regolamento perché è considerato doping psicologico… ovviamente noi ce ne freghiamo, visto che non abbiamo in previsione di vincere la gara :-D. Il primo km dice 5.07, troppo veloce, comunque andiamo avanti tra sorpassi, marciapiedi, ostacoli e persone festanti ai bordi della strada. In ogni angolo di questa città meravigliosa c’è qualcuno che fa il tipo per un conoscente, un papà, un fidanzato, un amico e anche per noi!!
Un episodio simpatico che non dimenticherò mai è la vecchietta che al 5° km attraversa la strada nel bel mezzo della marea umana e stizzita ci manda a “travaillé” :-D.
Correre per le strade di Parigi è surreale. Tu, il runner, in quel giorno sei la persona più importante per la città. Sei rispettato, osannato, assistito, meriti il plauso dei tantissimi a bordo strada che sono li per te.
I km proseguono ci avviciniamo al 10° e, come da programma, ci spetta il primo gel (di quattro) di carboidrati, da buttar giù. E’ un’operazione che abbiamo imparato durante i nostri “lunghi”. Occorrerebbe bere subito dopo aver ingerito il gel per favorire l’ingestione, ma ogni rifornimento (uno ogni 5km) è un assalto. La marea si sposta tutta a dx e prendere una bottiglietta d’acqua diventa un’impresa. Si rischia di scivolare, di rallentare, di non riuscire a prenderne una e soprattutto di rallentare drasticamente! Attraversiamo zone di Parigi che non ho mai visto, mentre corriamo notiamo gente che viene da tutto il mondo e vestita in modo a volte bizarro. Molti corrono per delle cause ben precise, altri dedicano la maglietta alla famiglia, moglie, fidanzata, figlio/a. Si corre in coppia, in gruppi, in quattro vestiti da mucca. Insomma c’è da ridere parecchio. D’altronde i km sono ancora pochi e l’atmosfera di festa è ancora lucidamente percepibili da tutti. Io e Aj proseguiamo come da programma, alla mezza (21,098) passiamo insieme al millesimo di secondo. Quando il rifornimento diventa difficile, attingiamo alle bottigliette nella cintura che ci siamo portati da casa. Al 25km vediamo passare un’ambulanza. Ci viene un nodo alla gola, E’ comunque una gara di resistenza che mette a dura prova tutti i muscoli, incluso il cuore… Ci avviciniamo ai km che contano, 25, 28, 30, il muro!  Abbiamo imparato a gestirlo nei lunghi, ma ogni volta fa paura. Sappiamo che li è una questione di testa. Le gambe dicono di rallentare o fermarsi per riprendere energie, ma sappiamo che sarebbe impossibile riuscire a ripartire. Il cuore batte più forte per via dello sforzo prolungato, genera acido lattico che va direttamente nei muscoli causando principi di crampi, insomma è una crisi da gestire. Si è poco lucidi, i pensieri vanno da tutte le parti. Penso che sono a Parigi, non sul naviglio grande, il mio compagno di corsa probabilmente ha gli stessi problemi ma non possiamo parlarne, servirebbe solo a scoraggiarsi a vicenda. Sappiamo che è una battaglia da affrontare da soli e superarla meccanicamente, mettendo a tacere quelle strane voci rinunciatarie e cominciare con il countdown dei km che mancano alla gloria. E’ domenica mattina e tra i pensieri più frequenti mi ricordo che a quell’ora sono in chiesa ad innalzare canti a Dio. Comincio a pregare, accendo la musica e cerco una canzone che mi porti al ringraziamento per l’opportunità che Lui mi ha dato per essere li, anche per un motivo ludico, ma per godere della bellezza della fatica, del gesto atletico, del superamento dei limiti fisici. La disciplina mi ha portato a quello. La costanza negli allenamenti mi ha portato sulla strada di un traguardo che è limitato a ben poche persone. Io sono li e se continuo così lo raggiungerò. Istintivamente alzo le mani al cielo e lodo… Correre diventa più facile, il dolore si attenua e la conta dei km da fare passa da doppia a singola cifra. Siamo al 35km, ultimo rifornimento, io e AJ non siamo più così vicini, ma siamo comunque in zona, mentre ci avviciniamo ai tavolini per prendere al volo l’acqua, nella calca, perdo AJ che, più lesto di me prende la sua bottiglietta e va, io non riesco a districarmi nella selva di runner e perdo secondi preziosi. Riparto e AJ è davanti a me di 100 m, provo a spingere ma non riesco. Il mio motore è imballato a quella velocità. La sofferenza è grandissima, vado avanti per inerzia, so che non posso, non devo mollare. Km 37. Non ho mai corso così tanto in una sola sessione. Questo  è un terreno inesplorato per me. Intorno a me vedo gente che cammina, gente in preda a crampi che cade atterra e viene soccorsa. I runner sono diminuiti man mano che ci avviciniamo ai km finali. Quando supero il cartello 40km ho un moto di emozione e mi si gonfiano di lacrime gli occhi. Sono felice, so che questi 2 km e 195m sono tutti per me. Me li godrò tutti, anche se sto soffrendo e il mio corpo istintivamente vorrebbe lasciarsi cadere a terra. Il pubblico è in festa, gli speakers incoraggiano in inglese e francese a non mollare: manca pochissimo! Conto i metri che mancano, cerco di non perdere la lucidità visto che sono al 41km, ancora 1 km e poi vedrò la gloria… Mi avvicino e le transenne mi portano verso il 42km, 477153_3453818277273_869959776_olo vedo distintamente a poche centinaia di metri davanti a me, non riesco a non trattenere le lacrime quando lo supero. E’ fatta, gli ultimi metri sono un delirio di gioia dentro di me e intorno a me… passo sotto il traguardo, alzo le braccia al cielo e ringrazio per tutto quanto! Poche altre volte nella mia vita ho provato emozioni simili, so che questa rimarrà a lungo nel mio cuore.
Cerco AJ nella marea blu di anti pioggia/vento che ci vengono date dopo il traguardo. Camminare è difficile ma alla fine ci incontriamo. Gloriosi ostentiamo le nostre medagliette gialle di finisher. Abbiamo scritto una pagina di storia importante nelle nostra vita e siamo orgogliosi di questo. Chiamo la mia futura moglie con l’ultimo 10% di batteria rimanente e a stento riesco a parlare: gioia e stanchezza mi fanno dire parole senza senso, ma lei capisce ed è felice per me, almeno il suo futuro marito è ancora vivo!!

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